L’interno

Le costruzioni attigue alla parrocchiale

Dal tardo Medioevo fino all’epoca Giuseppina, S. Maria Assunta costituì il fulcro di un ampio complesso. Attorno alla chiesa gotica, suddivisa in tre navate, si raggruppavano numerose cappelle oggi scomparse. Il cimitero trovò una nuova collocazione all’esterno dell’abitato verso la metà del XIX secolo.

La chiesa medievale

Agli inizi del XIV secolo la costruzione romanica, che aveva sostituito la preesistente chiesa carolingia, lasciò il posto ad un edificio che distrutto da un incendio scoppiato nel Natale del 1373 venne ricostruito in poco tempo per essere riconsacrato già nel 1378. Sul lato est la chiesa gotica, le cui mura coincidono con quelle del corpo longitudinale dell’odierna parrocchiale, terminava con tre absidi che custodivano l’altare maggiore, dedicato alla Santissima Trinità ed alla Madonna, e gli altari minori che furono consacrati nel 1334 ai patroni San Vigilio e San Pancrazio.

La chiesa tardo barocca

Fino al tardo XVIII secolo S. Maria Assunta conservò il suo aspetto medievale perso soltanto con l’ampliamento della struttura resosi necessario in epoca tardo barocca: in particolare nel 1400 si realizzò il nuovo coro, la cui pianta semi-ottagonale rimanda alle maestranze dell’architetto Corrado di Egna e furono, inoltre, voltate in pietra le tre navate del corpo longitudinale mentre la sagrestia fu dotata di una volta a crociera nervata ed eretta in conci di pietra che sarebbero stati riutilizzati nell’ampliamento del 1709. L’interno della parrocchiale colpisce per la sua spazialità e luminosità con l’imponente tabernacolo che troneggia al centro del coro di dimensioni 30 piedi in altezza e 9 piedi in larghezza. I pilastri gotici che suddividono il corpo longitudinale furono rivestiti e stuccati da Giovanni Battista Stampa di Como. Sui pilastri e le paraste corre una cornice architravata senza soluzione di continuità con fasce profilate e fregi di chiara ispirazione classica. Il motivo della cornice viene riproposto in una raffigurazione illusionistica sulla parete est della zona dell’altare dietro il quale una piatta conca absidale ospita il grande retablo.

Gli affreschi sul soffitto di Joseph Schöpf

Attorno al 1498, lo scultore Hans Klocker di Bressanone ricevette l’incarico di realizzare un nuovo altare ligneo per il coro, con un corpo centrale che raffigurava l’Incoronazione di Maria, e degli sportelli che raccontavano la vita della Madonna sul lato interno e la passione di Gesù Cristo su quello esterno. Di questa opera soltanto il corpo centrale venne integrato nell’altare barocco del 1658. Gli sportelli, invece, furono smontati e appesi alle pareti del presbiterio con il lato della passione rivolto verso l’esterno.

Gli affreschi del coro e le pitture sull’arco trionfale furono eseguiti tra aprile e settembre del 1792 da Joseph Schöpf (1745–1822) di Telfs; sul fronte dell’arco spicca la firma dell’artista che fu ritoccata nel 1899. Il soffitto della navata fu dipinto tra marzo e ottobre del 1793 con l’aiuto di Jakob e Anton Schmutzer. Nel 2004 la ditta di restauro F.lli Zingerle di Percha sottopose l’intero insieme di affreschi ad un accurato intervento di pulizia.

Dell’incoronazione di Maria

L’affresco del coro rappresenta il tema del patrocinio della chiesa con la raffigurazione dell’Incoronazione di Maria ad opera della Trinità. Schierati su due banchi di nuvole, gli antenati dell’Antico Testamento e i parenti di Maria assistono all’evento. Gli inizi della storia della salvezza sono rappresentati da Adamo, Eva e Abele, seguiti dagli “alleati” di Dio Noè e Abramo (raffigurazione del Sacrificio di Isacco), le due guide del popolo il re Davide e Mosè e infine il sommo sacerdote Melchisedech. In testa alla schiera di parenti di Maria appare il pellegrino sulla terra al quale è stato concesso di ascendere al cielo per ammirarne la magnificenza. Accanto al promesso sposo di Maria, San Giuseppe, a testimoniare il solenne evento vi sono anche Giovanni Battista con i genitori Zaccaria ed Elisabetta e i genitori di Maria, Gioacchino e Anna. Per ultimo è rappresentato Disma, il buon ladrone perdonato da Gesù.

L’altare maggiore della parrocchiale di Caldaro appartiene alla tipologia degli altari a ciborio. Il pulpito, il fonte battesimale, le due acquasantiere e i due bracci marmorei portalumi sono opera del trentino Andrea Filippini al quale nel 1792 fu affidato il difficile compito di risistemare l’altare maggiore.

lg md sm xs